CARLO BARUFFALDI

  • 7 Settembre 2018 – 14 Ottobre 2018

Pittore e Scultore | A cura di Augusto Agosta Tota

In collaborazione con Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma

Inaugurazione | Giovedì 14 Febbraio ore 18

La mostra sarà presentata da Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi

Il peso del mondo è amore. Sotto il fardello di solitudine sotto il fardello dell’insoddisfazione il peso, il peso che portiamo è amore.

Allen Ginsberg (Newark, 3 giugno 1926 – New York, 5 aprile 1997)

Come Dorian Grey, Carlo Baruffaldi, nato a Correggioverde, in provincia di Mantova, nel 1934 ha saputo mantenere una specie di eterna giovinezza, dopo una vita errabonda che lo ha portato a girare il mondo dipingendo, sempre dispensando fantasia con la leggerezza di un incantatore elegante e sfuggente insieme, un narratore dell’eterna fiaba dell’amore, inseguito e perseguito con, come sottofondo, l’incanto della voce della moglie cantante lirica. E le sue opere sono poesia fatta colore, musica visiva: viaggio senza fine e senza ritorno tra pianeti che hanno l’iridescenza dei sogni. Baruffaldi si è mosso nello stesso modo, quasi veleggiando in solitaria, anche nell’accostarsi alla pittura, anche se ha frequentato Giorgio De Chirico, al punto da considerarlo se non il proprio maestro almeno un costante punto di riferimento, a Chagall e Mirò, conosciuti personalmente a Parigi. Così ha mantenuto l’inquietudine dello zingaro, sempre pronto a partire con un bagaglio minimo, disponibile all’avventura, al rischio, con un ottimismo di fondo tenace e testardo che gli fa superare il suo carattere umorale ed umbratile. le sconfitte in un andare oltre fatto di strade, scie, ponti, barche, vorticare di luci, pianeti e acque che colorano cieli in fantomatici colori, in vastità che darebbero un senso di smarrimento e vertigine, se non fosse che proprio qui, proprio ora improvvisamente la coppia, il maschio e la femmina, si congiungono e dandosi la mano procedono per la propria strada. E’ una specie di eterno sogno, di rinnovato rimpianto di una giovinezza e di primavere eternamente cicliche. Come ha scritto Allen Ginsberg, uno dei poeti più rappresentativi della Beat Generation:

“… ma noi il peso lo portiamo stancamente, e dobbiam trovar riposo tra le braccia dell’amore infine …”

Ed è quello che ha sempre fatto e fa Carlo Baruffaldi raccontando e scrivendo con i colori i suoi personali viaggi nel sentimento che sono abbandono confidente all’emozione, sono disponibilità a lasciarsi andare senza remore né garanzie, sono il diario continuamente riscritto tra il desiderio e la disponibilità a farsi incantare.

Marzio Dall’Acqua

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