GIOVANNI FABBRI

| PAESAGGI DISARMATI

A cura di Susanna Gualazzini

  • Galleria Biffi

    3 – 18 Settembre 2022

Percorso artistico complesso, quello di Giovanni Fabbri (Meldola, Forlì, 1947) ricco di proficui ripensamenti, revisioni e trasformazioni: da una iniziale propensione verso una dialettica di marca cézanniana, espressa soprattutto nello studio della figura, a partire dagli anni Novanta Fabbri entra in una fase artisticamente espressionista, con una “pittura di gesto”, dagli esiti onirici, fantasmatici, forti. A partire dagli anni Duemila l’approdo al paesaggio come luogo privilegiato di indagine artistica e anche e soprattutto interiore, coincide con l’accesso a un naturalismo morbido, fatto di stesure cromatiche quiete, tonali: nasce una pittura che, apparentata a una visione che possiamo definire “astratto-concreta”, si fa figlia del suggestivo incontro tra naturalismo e astrazione. Ed è una pittura di indizi, alla ricerca della essenza segreta del paesaggio inteso come luogo in cui percepire, sotto la filigrana del colore, forme sfuggenti a un primo sguardo eppure risonanti. Ed era forse inevitabile, nel lungo percorso del pittore romagnolo, l’approdo al paesaggio come esito artistico e progettuale: il recupero della terra, la sua terra “nel suo insieme”, accompagna la meticolosa riflessione su segno e materia, per ritrovare l’amore per l’arte della natura, in un paziente cammino di avvicinamento al vero.

Da questo complesso sentire nascono i paesaggi disarmati di questa mostra, visioni che nella loro nudità si aprono ai nostri occhi come spazi di libertà: costruiti come contesti di segni terrosi, sono paesaggi sospesi fra cielo e terra, luoghi in cui trascrivere la nostra emotività spaccando i confini della descrizione naturalistica.

Fabbri abdica volontariamente al “gesto facile e al colore squillante” per coltivare graffiature, spatolature, ispessimenti e assottigliamenti, per cavare da una materia cromatica a tratti polverosa ma sempre intrisa di luce, indizi sottili: lo scoscendimento di un dirupo, l’ombra di un casolare, il solco della montagna, uno spazio di relazioni (termine che non a caso ricorre fra i suoi titoli prediletti) esposto alle trasformazioni del nostro sentire più intimo. Perché quella di Giovanni Fabbri è una pittura aperta allo sguardo di chi non rimane impigliato nella pura astrazione, ma riesce a entrare nel grembo più interno dell’insieme, per coglierne sensi e significati di bellezza.

In bilico fra esistenza e mistero, i paesaggi di Giovanni Fabbri celebrano l’incontro fra vita e memoria per sbocciare in un arcano primitivo: ed è tutto in linea perfetta con l’indole di questo artista, appartato nella sua terra e, ad essa, per sempre fedele.

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