VADIM

| LO SPAZIO SONORO DELLA LUCE

A cura di Susanna Gualazzini

  • Galleria Biffi

    19 Luglio – 29 Luglio 2022

Il colore è la tastiera, gli occhi sono gli accordi, l’anima è un pianoforte dai mille tasti. L’artista è la mano che suona toccando ora un tasto ora un altro, provocando vibrazioni dell’anima
Vasilij Kandinskij

In mostra alla Galleria Biffi Arte dal 19 al 29 luglio, a conclusione del primo semestre della programmazione espositiva 2022, un complesso corpus di opere del pittore Vadim, origine russo-siberiana e cuore europeo. Un primo immaginario vicino al mondo della grafica e un passato remoto di street artist, in dialogo con la scena underground italiana e internazionale, Vadim, classe 1986, trova nella grande dimensione della tela il proprio luogo espressivo privilegiato, in cui filtrare gli orientamenti del linguaggio astratto per avvicinarsi a quel modo di sentire la materia che è proprio dell’Informale.

Attraverso l’affinamento dei suoi strumenti espressivi, colore e luce, Vadim evoca una dimensione tutta segreta dello spazio, che è anche e soprattutto uno spazio fatto di ritmi sincopati, di lievitazioni, accelerazioni, slittamenti, tensioni divergenti, a definire un mondo interstiziale, di spessori e assottigliamenti. Ecco allora che la tela diviene luogo di apparizioni che evocano immagini del profondo, uno spazio numinoso di luce sonora, una sorta di vibrazione di kandinskiana memoria in cui l’anima (parola delicatissima e ad alto rischio) si fa strada, gentile.

Maneggiando con abilità sia il dripping che la spatolatura, Vadim rivela un’attenzione colta e sensibile verso quella tradizione astratta che, soprattutto in Italia, e a partire dagli anni Trenta del Novecento, ha voluto esplorare un nuovo senso della forma. Nascono macchine spaziali, figlie di una giustapposizione di piani cromatici in cui la traccia dell’immagine, quando c’è, lascia comunque spazio a tutte le potenzialità espressive del colore. La cura verso i segni segreti della realtà e le sue tracce più ineffabili, sfocia in un uso apparentemente libero ma in realtà controllatissimo del colore, talvolta arioso, talvolta roco e inasprito. Sono spazi intrisi di luce e memoria, in costante divenire cromatico e in cui, prima di qualunque altra cosa, emerge la gioia di esistere e di essere, qui e ora, sulla soglia emozionata del presente.

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