VESPARE

| ARTE, DESIGN, CULTURA DI UN SIMBOLO ITALIANO

A cura di Roberto Donati, Vespa Club d’Italia

  • Galleria Biffi

    11 Giugno – 16 Luglio 2022

Il termine Vespare può a primo avviso, da un punto di vista lessicale, apparire stonato. I puristi della lingua italiana storsero il naso quando, alla fine degli anni Sessanta, dovettero intervenire a riguardo. In una precedente campagna pubblicitaria era già stato coniato lo slogan Vespizzarsi come verbo riflessivo che significava dare una svolta briosa alla propria esistenza nel momento in cui si fosse diventati utenti della Vespa. Il nuovo predicato invece, essendo attivo, proponeva un modo e uno stile nuovo che non dava limiti all’immaginazione. Eppure, pur con malcelata repulsione, i difensori linguistici si piegarono al nuovo corso nel momento in cui il termine entrò a far parte del dizionario Zingarelli. Un esempio, in questo caso di marketing del prodotto, di come questo veicolo abbia intercettato mondi e luoghi diametralmente lontani e tradizionalmente definiti culturali.

Il senso della mostra alla Galleria Biffi Arte, dall’11 giugno al 16 luglio, parte proprio da qui: un racconto lungo decenni che vuole far risaltare il profondo connubio tra un prodotto industriale e il suo valore di ricaduta e propaganda nella società, nei costumi e negli stili di vita.

Il suo successo intramontabile è derivato da una certa filosofia industriale insolitamente nuova e all’avanguardia: la sua invenzione prende corpo da diversi ambiti: dall’aeronautica si traducono i concetti di leggerezza e solidità, dalla piccole ruote somiglianti a quelle dei velivoli all’impiego massiccio di leghe in duralluminio. Dall’automobilismo le scelte di carrozzare il telaio, con evidenti vantaggi di protezione al guidatore, e di collocare il motore in un vano a sé stante per eludere imbrattamenti. Dall’ergonomia una nuova posizione di guida, non più quella tradizionale motociclistica a cavalcioni, ma una più comoda con un sedile per invogliare all’acquisto nuovi adepti mai attirati dalla classica e scorbutica motocicletta.
Oggetto domestico, maneggevole, comodo, la Vespa non ha mai fatto differenze sociali o politiche: simboleggia l’uguaglianza, non gerarchizza, all’opposto dell’automobile in cui si riconosce chi è più abbiente, accostandosi allo stesso significato d’inclusione della moda dei jeans.

Amatissima nel mondo della celluloide, non solo italiano, nel suo imprimatur di oggetto perfetto ha poi raggiunto nella comunicazione pubblicitaria vette mai toccate da nessun altro manufatto industriale. Il famoso “Chi Vespa mangia le mele” impegnò le menti di sociologi, filosofi in una impossibile decrittazione di quello che stava a significare. Ci si accordò, non senza ritrosie, verso un senso audace del linguaggio. Uno slogan aggressivo, nato negli anni della contestazione giovanile, faceva l’occhiolino a quel nuovo mondo che stava sbocciando, un mondo fatto da giovani in perenne rottura con gli ideali correnti, che volevano una sessualità diversa e priva di schemi: eccola lì la mela, succosa, matura, rossa e morsa alle estremità. L’uomo e la donna che addentano il frutto del peccato originale incuranti delle conseguenze.

Spettacolare messaggio supportato da illustrazioni in perfetto stile Pop Art ripreso poi, quasi un decennio dopo, da Steve Jobs per la sua Apple. La Vespa è riuscita elegantemente anche ad avere come testimonial il Pontefice che, in una accorata lettera di ringraziamento alla Piaggio che gliene donò una, ne tessè le lodi. Questi ed altri esempi sono illustrati nel percorso della mostra che intende mettere in luce l’ampio respiro di un oggetto industriale che ha trasceso il proprio campo sconfinando in diversi settori dell’arte e della cultura. La chiamiamo icona ma potremmo aggiungere identità. L’identità che rappresenta il nostro essere italiani nel mondo come uno degli esempi eclettici, geniali ed invidiati del Novecento. Patrimonio culturale da tutelare e divulgare.

In mostra una collezione di Vespa d’epoca insieme a un ampio repertorio fotografico che ricorda le principali campagne pubblicitarie di questa icona italiana.

Fotografie di Mauro Del Papa

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