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| WINDOWS – GUARDO TI GUARDO

QUATTRO SECOLI AFFACCIATI ALLA FINESTRA

A cura di Susanna Gualazzini e Carlo Scagnelli
Digital Editor: Stefano Gazzola

  • Esclusivamente on line

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    dal 3 Giugno al 3 Luglio 2020

Proseguono le iniziative di Biffi Arte On Air: dal 3 Giugno, e per trenta giorni, sui social Instagram e Facebook comparirà Windows. Guardo, ti guardo. Quattro secoli affacciati alla finestra. Attraverso quattro secoli di storia della pittura, la mostra ricostruisce l’evoluzione di un tema suggestivo che, piuttosto raro nella pittura europea del Quattro e del Cinquecento, fiorisce in epoca barocca facendosi, soprattutto in area fiamminga, quasi genere artistico. Ma è soprattutto dall’inizio dell’Ottocento che il tema dello “stare alla finestra”, guardare o essere guardati, si arricchisce di implicazioni complesse, che vanno dalle misteriose “Majas al balcone” (1808-1812) di Francisco Goya all’afflato preromantico di Caspar David Friedrich (“Donna alla finestra”, 1822), denso di rimandi alla filosofia del sublime.

E se in epoca romantica la finestra apre a uno spazio aperto sull’infinito, e quindi sull’ignoto, con la fine dell’Ottocento, e con l’Impressionismo in modo particolare, la finestra è affaccio sulla essenza “fisica” del mondo così come è: dalla finestra, lo sguardo si immerge nella vita palpitante della natura intesa come grande contenitore di luce e colore.

Il tema sarà ampiamente ripreso nel Novecento: Boccioni è fra i primi a recuperarne il potenziale con “La strada entra nella casa” del 1911, in cui l’atto di guardare fuori dalla finestra si trasforma nell’incontro, travolgente, con la forza roboante della città, che entra nella casa con tutto il suo portato di vita e dinamismo, di suono e di luce.

Il mistero che può addensarsi attorno a una finestra aperta o dietro allo sguardo di chi si sporge da un balcone, diviene suggestione particolarmente fertile all’interno della ricerca surrealista: ne “La fenêtre” di Paul Delvaux (1936) l’enigma si fa sconcertante e ciò che crediamo di vedere e che a prima vista sembra un frammento di realtà ordinaria, è tutt’altro ed è, improvvisamente, inquietante.

La rassegna termina con “Fresh Widow”(1920) di Marcel Duchamp: estrema negazione del vedere e del mostrarsi, la finestra di Duchamp è sigillata, i telai che la compongono non accolgono vetro trasparente ma sono ricoperti di pelle nera, a sbarrare lo sguardo verso un qualsiasi altrove, disinnescando qualunque aspettativa di visione. Un sottile ma fortissimo attacco ai protocolli della rappresentazione mimetica, soprattutto di tradizione occidentale.

Nel corso della rassegna, verrà lanciata una call for entries: tutti coloro che in questi mesi di lockdown hanno, nella cattività imposta dalla quarantena, fotografato quanto vedevano dalle loro finestre, saranno invitati a inviare i propri scatti: i migliori saranno selezionati e pubblicati sul profilo Instagram della Galleria.

Immagine guida: Stefano Novo, Il balcone (1862-1927)

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