SERGIO BRIZZOLESI | REGINE

  • 07 Settembre – 05 Ottobre 2019

FIGURATIVAMente

Cinque percorsi intorno alla figura

BRIZZOLESI/GUGLIELMETTI/MALOBERTI/VASAPOLLI/ZUCCHELLA

Main Gallery/Sala Biffi/Area Bookshop

SERGIO BRIZZOLESI

Regine

A cura di Carlo Francou

 

7 settembre – 5 ottobre

Inaugurazione Sabato 7 Settembre ore 18

Artemidi, Estie, Afroditi: sono le Regine di Sergio Brizzolesi, divinità senza tempo o, forse, semplicemente donne.

SERGIO BRIZZOLESI

Regine

A cura di Marzio Dall’Acqua e Carlo Francou

 

Io ti ho nominato regina.

Ve n’è di più alte di te, di più alte.

Ve n’è di più pure di te, di più pure.

Ve n’è di più belle di te, di più belle.

Ma tu sei la regina.

Pablo Neruda per la moglie Matilde

Hai posato i piedi dentro l’anima

Di Marzio Dall’Acqua

 

Forme essenziali dell’esistenza, ridotte a segni grafici, a scheletri vegetali di rami e fronde, che hanno però ancora il fremito, l’ombra del sentimento, delle emozioni che li accomuna a chi guarda, sono opere come “il pensatore” o “riposo”, per fare un esempio tra le sculture di Sergio Brizzolesi, che hanno ulteriormente semplificato le figure atomizzate di Giacometti, frementi di una morte che le scarna e le arrugginisce già nel vivere, per diventare paradigma di una condizione vitale, di uno stato d’essere, immediatamente percepibile nel loro sintetico grafismo, ombra dell’umano che è in noi. In questo minimalismo si avverte però la mano dello scultore che ha accarezzato, non graffiato come Giacometti, la materia, perché Brizzolesi è artista quanto mai attento alla possibilità che sostanze sensibili, che  in sé non hanno la possibilità di durare vengano, in un processo alchemico di metamorfosi, trasformate, nella fusione in bronzo, in presenze immortali.

Di questo rapporto tra finitezza, caducità e sospesa eternità Brizzolesi è maestro e ne fa una delle sue chiavi di seduzione quando, ad esempio, trasforma pizzi, trine, merletti e stoffe in morbide forme dolcemente fissate per sempre senza perdere la loro morbidezza, la loro suggestione carezzevole e tattile.

Carezze, soprattutto di sguardi, che chiedono le sue “regine”. E per lui, va detto subito, ogni donna è una “regina”, che abbia o no un nome proprio. In queste figure il meditativo scultore diventa poeta, si lascia incantare da un mondo barocco, una ridondanza, che mentre veste le sue figure femminili, le fa apparire ancor più seducenti, affascinanti e ci obbliga a pensarle, immaginarle nude, non per un basso impulso erotico, ma per poterle cogliere nella loro misteriosa e segreta essenza, nella loro magia che unisce il presente fenomenico che le mostra presenti, immanenti, con l’evocazione di un apparire che viene da lontano. Anzi è senza tempo: si sospende ogni temporalità nei grandi gioielli a borchie, nei capelli al vento o acconciati con fogge d’antiche sculture però mai viste, completamente inventate.

C’è qualche cosa di barbarico, di arcaico in queste vesti, che in alcune opere, sembrano incrostate da conchiglie ad indicare un lungo periodo di immersione fuori dal nostro mondo. Certi particolari, la sedia in “Perla”, ad esempio, al contrario è come se anticipassero il futuro: segni tutti di una frattura nella temporalità che viene ad unire epoche e stagioni diverse.

Le forme fisiche scaturiscono, quasi emergono, da ampi e gonfi vestiti fatti d’aria e di vento che avvolgono i corpi che sempre ballano, vibrano, anche quando sono statici ed immobili. C’è nel modellare di Brizzolesi un vibratile nervosismo di tocco, come un tremore della mano, che è rispetto dell’animo per l’idea, per il progetto, per il percorso che l’artista va facendo, fino alla scoperta finale della scultura finita immersa nella luce che continua le carezze delle sua mani.

Possiamo pensare alla poesia “Come una regina” di Rabindranath Tagore: “Senza parlare / sei arrivata / come una / vera regina, / di nascosto / hai posato i piedi / dentro l’anima”. Ecco queste sculture di Brizzolesi sono apparizioni, immagini incantate e sospese, fisiche ed insieme sogni materializzati. In un’altra poesia – “Donna” – Tagore ha concluso: “Per metà sei donna, / e per metà sei sogno”. Appunto.

Sembra che Brizzolesi, alle sue donne abbia dato la solidità del bronzo, per poterle afferrare, per garantirne la concreta presenza, senza però che perdessero la improbabilità del loro apparire, del loro manifestarsi come lontane da noi, come estranee alla nostra corporeità, alle nostre quotidiane esigenze, e miserie. Intangibili nella loro assolutezza, anche nei loro gesti o pose più comuni. I loro pensieri sono segreti ed i loro sguardi ci escludono, ci sfiorano ma non ci vedono, tutte percorse dalla loro intima esistenza.

Oltre alla bellezza che ammalia e affascina ne avvertiamo la forza, che è prima di tutto capacità di seduzione, incanto fascinatore, attrazione, ma è invero sottile potenza. Le sue sono forme carezzevoli, da scoprire con mano lieve.

La regina negli scacchi salva il re, che può muoversi solo di una casella, mentre lei può fare quel che vuole. E alla regina degli scacchi pensiamo quando vediamo le sculture di Brizzolesi, figure allegoriche di una partita che è quella della vita e che tutti ci coinvolge. Ed anche noi davanti a queste splendide statue ci mettiamo in gioco.

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